Pagina 2 – Nigrizia

Libri
Christopher Boltanski
King Kasai. Una notte coloniale nel cuore dell’Europa
Add editore, pp. 129, 2024, € 18,00
09 Maggio 2024
Articolo di Brando Ricci
Tempo di lettura 3 minuti

L’inconscio è complesso, vi si annidano componenti di sé che a volte è difficile riconoscere e affrontare davvero. Vale per le persone ma può esserlo anche per le nazioni. Guardate al Belgio a esempio, e alla sua drammatica e violenta dominazione coloniale nell’odierna Rd Congo. Una grande mole di materiale sulla storia di questo periodo, quasi un secolo fra il 1885 e il 1960 e milioni di vittime fra la popolazione locale, si trova esposta (ma anche nascosta) nell’Africa museum. Un tempo noto come Museo del Congo belga e poi come Museo reale dell’Africa centrale, l’edificio è situato a Tervuren, un sobborgo di Bruxelles.

La struttura è stata a lungo l’emblema del colonialismo belga e dei suoi aspetti più grotteschi, dalle mostre con essere umani portati apposta dal grande paese africano per essere ammirati come animali, fino all’onnipresente avorio che per primo ha mosso il saccheggio della regione. L’enorme spazio espositivo, dopo una ristrutturazione lunga cinque anni, è stato riaperto, finalmente “decolonizzato”, nel 2018.

Ma l’inconscio, come detto, svela contraddizioni e inconsistenze, anche quelle dei discorsi apparentemente meglio intenzionati. E allora, un passato oscuro che si voleva mettere da parte torna a volte a ingombrare con i cocci della sua stessa rimozione, forse troppo affrettata.

Di tutto questo ha scritto nel suo ultimo libro Christophe Bolstanski, giornalista ed ex corrispondente di guerra che per una notte si è fatto chiudere dentro il museo, potendolo esplorare in totale solitudine e poi anche dormendoci. Il cronista ha potuto riposare all’ombra del gigantesco “King Kasai” che dà il nome al libro. Un immenso elefante ucciso nel 1956 dal cacciatore Alphonse de Boekhat, ricca famiglia che tanto ha contribuito allo sforzo coloniale del Belgio in Congo e alla cui storia Bolstanski dedica molte pagine del libro.

Sulle prime l’operazione intrapresa dal cronista può sembrare inutilmente eccentrica. Il volume fornisce invece una scorrevole, per quanto parziale, prospettiva sulla storia del colonialismo belga in Congo. Una fase storica che inizia sottoforma di proprietà privata del Re Leopoldo II – dalla Conferenza di Berlino nel 1885 fino al 1908 – e prosegue poi come vera e propria colonia belga fino all’indipendenza congolese nel 1960.

Bolstanski non si fida del nuovo Africa Museum. La stessa organizzazione dello spazio espositivo dice molto della confusione con cui Bruxelles cerca di comprendere il suo passato: le statue che più di tutte esprimono gli stereotipi razzisti di un tempo sono state nascoste. Ma per una serie di complessi passaggi, oggi sono una delle prime cose che si vede quando si inizia a visitare la struttura.  «Non sono il solo a brancolare nel buio», afferma Bolstasnki lasciandosi alle spalle la sala che le ospita nel cuore della notte, guardando un po’ a tutto il Belgio.

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Libri
Michele La Rosa
La ricerca in Africa di Dio. In ascolto della voce dell’Altissimo, in ascolto della voce dei poveri
Europa edizioni, 2024, pp. 201, € 16,90
09 Maggio 2024
Articolo di Giuseppe Cavallini
Tempo di lettura 2 minuti

Papa Francesco ha detto di frequente che è soprattutto nei poveri che incontriamo Dio. Così la loro condizione si trasforma in privilegiato luogo teologico della sua presenza. Nei racconti di vita raccolti in questo libro, l’autore conferma quanto siano vere le parole del pontefice, ma soprattutto offre una testimonianza personale su come veramente l’incontro con i poveri possa trasformare radicalmente la vita delle persone.

Il tempo da lui trascorso in Kenya, spesso in compagnia di un amico missionario, è stato un graduale percorso di conversione a livello umano e di fede, illuminato dalla percezione della presenza misteriosa di Dio, che lo ha accompagnato lungo tutto il tragitto della sua vita.

L’ esperienza professionale che lo ha condotto a lavorare per diverse aziende o nel volontariato, oltre che in Kenya, in Nigeria, Angola, Algeria oltre che in Arabia Saudita e in Francia, hanno arricchito la sua esistenza fino a renderlo, come lui stesso scrive, una persona nuova, motivata fortemente dalla fede. In un passaggio esistenziale simile a quello di tanti altri giovani, è passato dalla rabbia per le ingiustizie sociali innegabili del nostro tempo alla maturità consapevole e impegnata a fianco dei poveri.

In una sintesi ispiratrice tra professione specializzata, incontro con i poveri ed esperienza di fede vissuta nel mistero, l’autore aiuta i lettori a capire quanto sia importante non smettere mai la ricerca di Dio, che si manifesta spesso nell’ascolto e nella condivisione con le persone semplici, che meglio riflettono la sua presenza.

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Libri
Goffredo Fofi
Quante storie. Il “sociale” dall’Unità a oggi. Ritratti e ricordi
Altreconomia, 2024, pp. 138, € 14,00
09 Maggio 2024
Articolo di Jessica Cugini
Tempo di lettura 2 minuti

Parte da Umberto Zanotti Bianco, Fofi. È a questo archeologo antifascista che fa risalire il concetto moderno di assistenza sociale. Di pagina in pagina scorrono nomi ed esperienze di donne e uomini che hanno costruito la storia del sociale in Italia. L’autore li ripercorre tra aneddoti, scritti e ricordi personali, restituendo un passato che, come scriveva la maestra socialista Margherita Zoebell nel secondo dopoguerra, deve diventare azione, futuro. Perché è questo il miglior modo per ricordare figure di persone, laiche e religiose.

Goffredo Fofi narra una determinazione che abita chi vuole ricostruire il paese partendo da idee differenti: urbanistiche, che sognano quartieri con case popolari e operaie; culturali, che spaziano dall’alfabetizzazione all’educazione con il movimento di cooperazione educativa; di crescita comunitaria come i centri ecumenici tipo l’Agape, dove i campi estivi diventano humus per quel che oggi conosciamo come servizio civile internazionale.

I capitoli più corposi l’autore li dedica a due figure diventate mitiche: Danilo Dolci e Adriano Olivetti. Il primo per lo sciopero al contrario e la non violenza come metodo di rivendicazione sociale; il secondo con un’idea nuova di fabbrica, da cui gli operai escono la sera con i libri sottobraccio presi dalla biblioteca. Una ricchezza italiana troppo spesso dimenticata, un anelito di costruzione che doveva essere, come recita il titolo della prefazione di Giuseppe De Rita, “dappertutto e dal basso”, perché solo così può essere il cuore del diritto sociale di un paese.

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Libri
Antonella Selva
Donne Terra Dignità. Un reportage a fumetti
Astarte, 2024, pp. 124, € 15,00
09 Maggio 2024
Articolo di Jessica Cugini
Tempo di lettura 2 minuti

Nel 2013 nasce nel villaggio Lambarkiyne, nell’entroterra marocchino non distante da Rabat, una cooperativa di contadine che lavorano collettivamente i frutti della loro terra. È la loro esperienza a segnare il punto di svolta che allevia le fatiche di una comunità che soffre per il mancato diritto alla terra. Dopo la confisca dei terreni da parte dei francesi, l’avvento dell’indipendenza fa sì che tutto passi al demanio statale e alla gente non rimanga nulla.

Lo Stato decide infatti di mettere all’asta le terre confiscate, e quel pezzo di terra di 650 ettari, che la gente del villaggio coltiva, viene ceduto a un privato per 45 anni. Un tempo esorbitante per una comunità che si vede minacciata dal parlamentare che la vuole cacciare. È in quel contesto che nasce la prima associazione “l’agricoltore moderno”.

Ed è in quel contesto che le donne rivendicano protagonismo, la consapevolezza di un progetto che può essere pilota di un agire diverso di transizione ecologica, che coinvolge un intero villaggio e allarga i confini fino ad arrivare al Salone internazionale del gusto di Torino e alla vetrina di Slow food, che fanno conoscere in Italia questa realtà, che diventa un reportage giornalistico a fumetti, grazie ad Antonella Selva.

Nel lavoro di Selva si inserisce la battaglia della comunità neo rurale che abita l’appennino tosco-emiliano, la ritroviamo a Bologna nel mercato contadino di Campi aperti, perché certe storie di resistenza inevitabilmente si intrecciano.

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Libri Migrazioni
Cecilia Ferrara, Angela Gennaro
Perdersi in Europa senza famiglia. Storie di minori migranti
Altreconomia, 2023, pp. 220, € 16,00
26 Marzo 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti

Ferrara e Gennaro fanno parte di un team di 28 giornalisti di 14 paesi diversi, Lost in Europe. Un gruppo che da anni recupera storie di ragazze e ragazzi che arrivano in Europa. È da questo immenso lavoro che nasce questo libro di giornalismo investigativo, capace di raccontare una realtà di cui si parla ancora troppo poco. Le migrazioni infatti si narrano spesso dimenticando che tra le persone che si muovono non ci sono solo quelle adulte, ma anche le minorenni che, giuridicamente, avrebbero diritto a una accoglienza obbligatoria e protetta. Il loro status di minori, per di più spesso non accompagnati (da qui la dicitura msna, minori stranieri non accompagnati), è di fatto condizione di particolare fragilità, cui dovrebbe corrispondere una specifica attenzione nella presa in carico.

A dire l’entità di questo fenomeno è lo stesso Unhcr, secondo il cui rapporto Global trends, il 43% delle persone rifugiate nel mondo sono bambine e bambini; in un pianeta che conta come minorenne il 30% della sua popolazione umana. Il che ci dice che ci sono più minori migranti che stanziali. Il 2023 per l’Italia è stato, dal 2016, l’anno in cui si è registrato il numero più alto di ingressi di msna. Dal 2018 al 30 giugno 2023 sono state 71.388 le persone msna arrivate, 21.594 quelle di cui si sono perse le tracce. Quasi 12 al giorno. Il che ci racconta subito che c’è qualcosa che non funziona nel sistema.

Ferrara e Gennaro raccolgono le storie di questi ragazzi (quasi il 90% msna è maschio) che arrivano in Italia. Per ciascuna traversata in mare indicano le coordinate gps che permettono di tracciarli, dopo arrivano nomi e rotte; per i confini via terra invece si soffermano sui giri del game di respingimenti e ritorni dal via che vivono coloro che fanno un altro tipo di viaggio. Quello in cui non si parla di scafisti ma passeur. In cui il rischio è sempre alto, fino a quando si arriva nella agognata Europa, attraverso l’Italia.

E qui? E qui c’è una legge, l’unica in tutta Europa dedicata ai msna, la legge n. 47 del 2017, detta legge Zampa, che vieta il respingimento alla frontiera senza alcuna deroga. Una best practice che prevede procedure di accertamento per l’età, un sistema di percorsi di accoglienza con tutela rafforzata, una persona tutor che ti segue. Una ottima legge insomma che però rimane sulla carta. Perché a fine settembre dello scorso anno il governo Meloni decide che di deroghe se ne possono fare. Ad esempio se non ci sono strutture dedicate alle persone minorenni, queste possono andare in quelle per adulti. E se c’è il dubbio che chi arriva non sia davvero minore, nel dubbio lo si considera adulto. Così si hanno meno problemi e paletti nella gestione.

A tutto questo si aggiunge chi scompare nel nulla; chi vede la sottrazione alla propria madre della genitorialità perché considerata inidonea; chi si ammala per lo stress di un limbo che non sembra finire mai; chi è ragazza ma, essendo numero esiguo, non trova competenze adatta ad accoglierla; chi viene trafficato o conteso.

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