Pagina 4 – Nigrizia

Chiesa e Missione Conflitti e Terrorismo Congo (Rep. dem.)
Il cardinale Fridolin Ambongo Besungu è intervenuto sulla drammatica situazione nell’Est del paese
Rd Congo: le denunce dell’arcivescovo di Kinshasa irritano il governo
23 Aprile 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 4 minuti
Il card. Fridolin Ambongo Besungu

Ha suscitato reazioni negative da parte di alcuni membri del governo di Kinshasa la coraggiosa denuncia che il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, ha fatto riguardo al graduale degrado nelle regioni orientali della Repubblica democratica del Congo, in seguito al conflitto e alle violenze perpetrate anche verso la popolazione da decine di gruppi armati.

Una recente intervista da lui rilasciata all’agenzia Fides è stata interpretata dalle autorità governative come un’accusa diretta alle autorità civili, basata su tesi e argomenti di altrettante denunce contro Kinshasa da parte di nazioni attualmente in conflitto con la Rd Congo.

Un chiarimento al riguardo è stato fatto dalla stessa agenzia, secondo la quale le parole del cardinale sono state interpretate in modo errato. Ha infatti negato che il prelato abbia mai detto, ad esempio, che “il governo ha distribuito armi aggiuntive a diversi gruppi armati come gli wazalendo e ad alcuni membri delle Forze di liberazione del Rwanda (FDLR)”.

E ha voluto precisare la vera posizione di mons. Fridolin, che si pronuncia anche in nome dei vescovi del paese.

Il cardinale denuncia infatti che:

1) la guerra nella Rd Congo è causata dall’intento predatorio delle ricchezze del suolo e del sottosuolo da parte di entità e governi stranieri, così come dalla volontà espansionista di alcuni dei suoi vicini, compreso il Rwanda.

2) La guerra beneficia della complicità interna di agenti congolesi.

3) L’insicurezza generale e l’aumento di profughi e rifugiati avviene soprattutto a causa della proliferazione dei gruppi armati.

4) La soluzione alla crisi regionale non può essere di natura militare, ma deve passare essenzialmente attraverso il dialogo tra congolesi, altri governi e comunità internazionale.

Certamente la denuncia del presidente dei vescovi congolesi riguarda anche iniziative internazionali e decisioni che appaiono forme di “neocolonialismo”.

Ad esempio lo scorso 21 marzo, il card. Ambongo aveva denunciato con chiarezza l’accordo firmato tra l’Unione Europea e il Rwanda «per lo sfruttamento delle materie prime e di altre risorse che, in realtà, non si trovano in Rwanda ma nell’est della Rd Congo».

«Questo – aveva sottolineato l’arcivescovo di Kinshasa – è intollerabile e crea molta confusione in una regione, quella dei Grandi Laghi, che vive già forti tensioni».

Nella recente intervista il cardinale dichiarava: «Sempre più critica appare la situazione a Goma, capitale del Nord Kivu, nell’est del paese, dove i guerriglieri dell’M23 (sostenuti dal Rwanda, ndr) hanno ripreso le armi dal 2021 e hanno occupato diverse città. Ciò che temiamo di più è il rischio di insicurezza generale, soprattutto a Goma ma anche in generale in tutta la regione orientale».

Il cardinale menzionava tra l’altro il gruppo wazalendo (“patrioti” in lingua kiswahili), una coalizione di gruppi che hanno imbracciato le armi per difendere la popolazione contro l’M23.

Il fondatore del gruppo, Éphraïm Bisimwa, leader di una setta messianica locale, era stato condannato a morte lo scorso ottobre in seguito a gravi incidenti avvenuti il 30 agosto 2023 durante proteste contro la presenza dei caschi blu della missione ONU (MONUSCO) nel paese e a Goma, dove rimasero uccise oltre 50 persone.

«L’arresto e la condanna a morte del leader di wazalendo – aveva detto il cardinale – ha dimostrato che questo gruppo non è omogeneo. Alcuni dei suoi seguaci sono entrati addirittura nelle file dell’M23. È difficile controllare questi gruppi armati, che fanno capo a molti leader».

E aggiungeva: «I gruppi armati d’ogni sorta, alla fine diventano un pericolo per la popolazione, estorcono denaro ai cittadini, commettono rapine e omicidi, e si dedicano al commercio illegale di minerali estratti nelle miniere artigianali della regione».

I vescovi della provincia ecclesiastica di Bukavu, nel Sud Kivu, hanno diffuso a metà aprile una lettera pastorale che presenta un’analisi critica molto chiara della realtà nell’est del Congo.

«La Chiesa stessa nella regione opera in condizione di grande pericolo – ha sottolineato Fridolin – e i vescovi della provincia di Bukavu, come tutti noi a livello nazionale della Conferenza episcopale congolese (CENCO), abbiamo deciso di sostenere la popolazione in questo momento difficile. Questo è ciò che la Chiesa sta cercando di fare, pur nelle condizioni estremamente critiche in cui tutti si trovano immersi».

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it
Conflitti e Terrorismo Mozambico
Pochi giorni fa nuovo attacco terroristico nel distretto di Macomia
Mozambico: preoccupa il ritiro del contingente SADC da Cabo Delgado
15 Maggio 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
Sfollati nel distretto di Macomia a Cabo Delgado

L’International Crisis Group, think thank specializzato nel seguire l’evoluzione delle crisi nei diversi paesi, ha messo in guardia il Mozambico dal rischio che corre in vista della fine del mandato, il prossimo luglio, della missione SAMIM della SADC (Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe) nella regione di Cabo Delgado.

La coalizione militare SADC opera nel nord del Mozambico dal 2021 a sostegno dell’esercito nella lotta contro i movimenti armati filo-jihadisti. Il ritiro graduale è iniziato in aprile con il rientro dei soldati del Lesotho e del Botswana ed è proseguito in maggio con quelli della Namibia e dell’Angola.

Piers Pigou, capo del Programma per l’Africa meridionale presso l’Istituto per gli studi sulla sicurezza (ISS), ha affermato qualche giorno fa che il recente attacco al quartier generale del distretto di Macomia da parte dei gruppi jihadisti, ritiratisi poco dopo, conferma le preoccupazioni su un vuoto di sicurezza che si aprirà con il ritiro delle truppe dell’Africa meridionale.

“Le dichiarazioni (del governo, ndr) secondo cui la provincia di Cabo Delgado è stata per la maggior parte stabilizzata non sono evidentemente accurate”, ha detto il funzionario. Dal canto suo, il presidente Nyusi ha affermato che gli attacchi possono avvenire proprio in coincidenza con i momenti di transizione e si augura che le forze della SADC siano ancora in grado di intervenire e aiutare.

Come è noto anche il Rwanda ha schierato da tempo sue truppe in Mozambico per combattere l’insurrezione jihadista. I dati diffusi dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) mostrano che dalla fine dello scorso anno sono oltre 110mila le persone sfollate, a causa della violenza nella provincia.

La SADC è certamente riuscita a bloccare la diffusione dei terroristi e a invertire le loro conquiste territoriali impegnandosi direttamente contro il gruppo in varie operazioni. In realtà l’intento della coalizione era di raggiungere velocemente i suoi obiettivi di lotta al terrorismo nel nord del paese.

E in effetti, il dispiegamento del SAMIM aveva inizialmente portato a una situazione di stabilità in numerosi distretti della regione. Il ritorno di molti sfollati e l’aver ristabilito le strutture statali e l’ordine all’interno dei distretti più colpiti ne è la prova.

Nonostante questi risultati, il rapido cambiamento delle circostanze a Cabo Delgado suggerisce però ora che gran parte del lavoro di SAMIM potrebbe essere cancellato.

La capacità del Mozambico di affrontare da solo l’insurrezione rimane discutibile. Mentre le truppe rwandesi continuano le loro operazioni nella provincia insieme alle forze governative, esiste la reale preoccupazione che non saranno in grado di gestire l’insorgenza terrorista da sole.

Il ritiro della SAMIM in un momento così cruciale, a favore del dispiegamento della SADC nell’est della Repubblica democratica del Congo, potrebbe dunque annullare i risultati raggiunti dalla coalizione guidata dal Sudafrica a Cabo Delgado.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it
Ambiente Gianni Silvestrini Salute
PLUS
L'aria che tira / Maggio 2024
Salute a rischio: la ricetta delle cucine “pulite”
Ancora miliardi le persone nel mondo che muoiono per aver inalato il fumo delle stufe tradizionali. Il picco in Africa
15 Maggio 2024
Articolo di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club
Tempo di lettura 1 minuti

Questo articolo è uscito nel numero di Nigrizia di maggio 2024.

Nel mondo quasi una persona su tre non ha ancora accesso a cucine che non provochino danni alla salute. L’inalazione del fumo proveniente da stufe tradizionali e fuochi all’aperto causa infatti milioni di morti premature ogni anno, colpendo in modo particolare donne e bambini determinando impatti molto negativi per lo sviluppo socioeconomico. In realtà, recentemente […]
Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it
Pace e Diritti Politica e Società Tunisia
Raffica di arresti alla sede dell’Ordine degli avvocati
Tunisia: il regime di Saied stringe le maglie della repressione
14 Maggio 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti
La popolare avvocata Sonia Dahmani

In Tunisia il 13 maggio la polizia ha fatto irruzione per la seconda volta in pochi giorni nell’edificio dell’Ordine degli avvocati tunisini, arrestando l’avvocato Mahdi Zagrouba, già noto per le sue prese di posizione contro il governo di Kais Saied, il presidente della Tunisia che gestisce il potere in modo sempre più autocratico.

L’operazione era stata ripresa in diretta in un video nel quale si udivano le grida in sottofondo di colleghi dell’avvocato Mahdi Zagrouba, mentre veniva trascinato via da una quindicina di uomini.

Il primo raid era avvenuto sabato 11 maggio e si era concluso con l’arresto di due reporter e di Sonia Dahmani, un’avvocatessa anche lei nota per le sue reiterate critiche nei confronti di Saied.

Gli arresti sono seguiti a quello di quattro esponenti della società civile operanti nel campo dei flussi migratori.

Il ministero degli Interni ha dichiarato in un comunicato che “la decisione contro Zagrouba è dovuta all’aggressione fisica e verbale da lui posta in atto contro due poliziotti” a margine di un la manifestazione degli avvocati il 13 maggio a Tunisi.

Con la Dahmani – oltre che avvocatessa nota opinionista televisiva – sono stati posti in custodia cautelare per 48 ore i giornalisti Mourad Zghidi e Borhen Bessais, una disposizione poi successivamente prorogata.

Sonia Dahmani aveva commentato criticamente, in un programma televisivo, la dichiarazione del presidente secondo cui esisteva una cospirazione per spingere migliaia di migranti senza documenti, provenienti dai paesi subsahariani, a rimanere in Tunisia.

I partiti di opposizione hanno descritto il duplice assalto della polizia al palazzo degli avvocati come “uno shock inatteso e una grande escalation nella repressione”, mentre l’ordine degli avvocati è da ieri in sciopero nazionale.

In seguito ad alcune critiche della Dahmani al governo, le era stata notificata una istanza di comparizione al tribunale di Tunisi. Rifiutatasi di presenziare all’udienza. «non per sottrarmi alla giustizia – aveva dichiarato l’avvocatessa -, ma perché non ho commesso alcun atto contro la legge», le forze di polizia avevano fatto irruzione e l’avevano arrestata all’interno dei locali dell’Ordine nazionale degli avvocati.

Grazie a un decreto del 2022 contro la diffusione di informazioni false, la polizia è in diritto di arrestare le persone colpevoli anche di avere espresso un’opinione personale.

Una misura che prevede cinque anni di reclusione per chiunque “utilizzi deliberatamente reti di comunicazione e sistemi informativi per produrre, promuovere, pubblicare o inviare informazioni o voci false”.

Pena che può arrivare fino a dieci anni nel caso riguardi un funzionario di stato. In solo due settimane, insomma, il regime di Saied ha dimostrato che le maglie della repressione nel paese si stanno velocemente stringendo.

In manette nelle ultime ore anche il capo dell’agenzia nazionale antidoping “reo” di non aver issato la bandiera tunisina durante un evento sportivo internazionale di nuoto. In custodia di polizia anche il presidente della federazione di nuoto e altre sette persone recentemente licenziate dal ministero della Gioventù e dello Sport.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it
Ambiente Gianni Silvestrini Salute
PLUS
L'aria che tira / Maggio 2024
Salute a rischio: la ricetta delle cucine “pulite”
Ancora miliardi le persone nel mondo che muoiono per aver inalato il fumo delle stufe tradizionali. Il picco in Africa
15 Maggio 2024
Articolo di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club
Tempo di lettura 2 minuti

Questo articolo è uscito nel numero di Nigrizia di maggio 2024.

Nel mondo quasi una persona su tre non ha ancora accesso a cucine che non provochino danni alla salute. L’inalazione del fumo proveniente da stufe tradizionali e fuochi all’aperto causa infatti milioni di morti premature ogni anno, colpendo in modo particolare donne e bambini determinando impatti molto negativi per lo sviluppo socioeconomico. In realtà, recentemente […]
Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it